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"Geografie del disastro tra cinque e seicento scritti in prosa e in versi" dans le cadre du XXVI congresso nazionale dell’Associazione degli Italianisti (Naples)

Publié le par Marc Escola (Source : Edoardo Zorzan)

XXVI Congresso nazionale dell’Associazione degli Italianisti

«Contemplare/abitare: la natura nella letteratura italiana»

Napoli, 14-16 settembre 2023 
 
Geografie del disastro tra Cinque e Seicento. Scritti in prosa e in versi
 
Organizzatori : Antonio Perrone, Edoardo Zorzan

Discussant : Prof. Giancarlo Alfano, Prof. Matteo Residori
 
L’apparizione improvvisa di fenomeni naturali avversi, distruttivi e incomprensibili, ha spesso determinato uno sconvolgimento nell’organizzazione delle società e un riassestamento dei loro sistemi epistemologici. Il sopraggiungere inaspettato di fenomeni incontrollabili definisce infatti un mutamento profondo del quotidiano che spesso si traduce, per la vittima o per il testimone, nella volontà dare un senso alla catastrofe. L’assenza di mezzi con cui spiegare e razionalizzare il venir meno dell’ordinario si esplica dunque nella produzione di discorsi che, nella volontà di comprendere e di interpretare il disastro, appaiono riflesso della consapevole debolezza e fragilità umana dinnanzi all’ambiente circostante, alla natura e alla sua misteriosa forza.

Nella già moderna società del xvi e del xvii secolo la presenza di eventi catastrofici – terremoti, alluvioni, eruzioni, incendi, pestilenze etc. –, che si verificarono con frequenza nelle diverse aree della penisola, segnò quindi una ricorrente riflessione sulla precarietà umana, sulla percezione della fine, nonché sulle possibilità e sui limiti dell’umano. Di tale riflessione ci viene data testimonianza da una ricca e variegata documentazione che, volta a lasciare una memoria del trauma, ci appare specola privilegiata per indagare il fragile mondo della prima modernità. Cronache in prosa e in versi, poemetti, componimenti lirici, scritti devozionali, lettere, testi di interesse naturalistico-scientifico, resi pubblici grazie all’industria tipografica, testimoniano oggiil progressivo e crescente interesse, affermatosi nella prima Età Moderna, per le calamità naturali, la cui violenza materiale, man mano che la crisi e l’inquietudine dilagavano sempre di più tra gli Stati italiani, si intrecciava e si sovrapponeva a paure e timori di ordine politico e religioso.
Geografie del disastro tra Cinque e Seicento mira a porsi come un momento di dialogo che ambisce a esplorare le varie testimonianze di eventi calamitosi, prodotte tra Cinque e Seicento in Italia. Da esse è infatti possibile osservare non solo i modi con cui si è costruita la conoscenza della natura, ma anche le modalità con cui l’assenza di mezzi per spiegare la distruzione del quotidiano sia stata una spinta alle suggestioni mitologiche e religiose. Tramite l’analisi delle diverse forme di scrittura che hanno narrato e interpretato il disastro nella prima Età Moderna, l’obiettivo è “mappare” le forme della narrazione delle catastrofi naturali, e sottolineare il punto di svolta epistemologico nell’interpretazione di questi fenomeni, nel periodo compreso tra il XVI e il XVII secolo.

Nell’ambito di questa cornice, verranno quindi accolti interventi che si propongono di riflettere sulla produzione di scritture nate dal trauma di eventi naturali eccezionali, avvenuti in Italia tra Cinque e Seicento. Saranno privilegiate quelle proposte che indaghino:
 
1.     Le modalità con cui il tema catastrofico reagisca con le diverse forme testuali, in versi e in prosa, al fine di delineare una morfologia dei generi con cui sono narrati i disastri naturali nella prima Età Moderna.
2.     L’ibridazione di linguaggi che si ritrovano nelle scritture sulle catastrofi, ovvero il modo in cui la descrizione del fenomeno naturale viene contaminata con modelli che afferiscono ad ambiti e a codici comunicativi differenti e lontani tra di loro.
3.     Le strutture della narrazione dei disastri, che tra Cinque e Seicento si caratterizzano per una vivace tensione ideologica dovuta all’impossibilità di offrire una lettura univoca del fenomeno, e al valore politico e religioso assunto progressivamente dall’immaginario catastrofico.
4.     I canali comunicativi, pubblici e privati, entro cui circolarono le scritture del disastro come testimonianza di una nuova sensibilità per le notizie sensazionali e terrificanti.
5.     Il contatto tra spazialità e le catastrofi inteso sia come fenomeno interno ai confini del testo, ovvero la rappresentazione dei luoghi della catastrofe, sia come dato extra-testuale che permetta di ricostruire una geografia della ricezione, locale ed esterna, delle scritture del disastro tra Cinque e Seicento.
 
Contatti degli organizzatori :

Si prega di spedire un breve abstract (max. 1000 battute) con profilo biografico (max. a 500 battute) entro domenica 28 maggio ai seguenti indirizzi e-mail:

Edoardo Zorzan: edoardo.zorzan@unive.it

Antonio Perrone: antonio.perrone@unina.it


 
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