Essai
Nouvelle parution
G. P. Giudicetti, Mandricardo e la melanconia. Discorsi diretti e sproloqui nell'Orlando Furioso

G. P. Giudicetti, Mandricardo e la melanconia. Discorsi diretti e sproloqui nell'Orlando Furioso

Publié le par Bérenger Boulay (Source : Giudicetti, Gian Paolo)

È stato pubblicato in questi giorni, dall'editore Peter Lang, il primo volume della collana Moving Texts. Si tratta di uno studio sull'Orlando Furioso:

Mandricardo e la melanconia. Discorsi diretti e sproloqui nell'
Orlando Furioso

 di Gian Paolo Giudicetti, con illustrazioni di Caroline Pauwels

Bruxelles, Bern, Berlin, Frankfurt am Main, New York, Oxford, Wien: Peter Lang, coll. "Moving Texts", 2010, 254 p.

  • ISBN 978-90-5201-632-0
  • 30 Euro

Présentation de l'éditeur:


Come scrive Mandricardo (in quanto è tra i personaggi principali del poema, è stato incaricato di scrivere la prefazione), l'autore di questo libro, studiando sistematicamente le conversazioni e i monologhi dei personaggi, oltre agli interventi del narratore, ha cercato di offrire una nuova interpretazione dell'Orlando Furioso, fondata sul tentativo di comprendere perché la parte piú divertita, spensierata e avventurosa del poema via via lasci spazio alla serietà e alla nostalgia. Mandricardo inizia cosí la sua prefazione:

"Si tende a credere, oggi (nella vostra epoca, miei lettori), che i personaggi letterari non siano altro che una successione di parole scritte su un foglio di carta, che sia errato immaginarli e descriverli come se avessero un'esistenza reale, come se continuassero a vivere oltre le opere letterarie in cui sono nominati. Questa opinione mi fa saltar la mosca al naso e vorrei “veder tosto la pruova” del vigore con cui chi la sostiene sarebbe disposto a difenderla. Per quel che mi spetta, sono un personaggio piú reale di tanti individui e intendo dire la mia al posto dell'autore di questo libro che già chiacchiera troppo e che perciò, non senza – lo ammetto – qualche minaccia, mi ha consentito di scrivere la prefazione.

Non desidero sconsigliarvi di leggere questo libro, l'ennesimo sull'Orlando Furioso, ma mi va di notarne difetti e virtú. Tra i difetti, il peggiore è di essere quasi illeggibile (almeno per me, barbaro illetterato). È quasi illeggibile perché troppo esteso, perché va troppo lungi nel sezionare un capolavoro e nel metterne in relazione le parti diverse, come se Ariosto avesse riflettuto sul significato, di per sé e in connessione con l'opera intera, di ogni parola, ogni verso, ogni canto. Soprattutto, questo libro è impervio per qualcuno della mia tempra perché assegna un ruolo troppo importante alla parola, all'uso del linguaggio, a dialoghi e conversazioni, come se le parole potessero cambiare il mondo, come se esistesse qualcosa quale ‘fare cose con le parole'. Nobili combattenti di guerre eroiche, attori principali di un processo di civilizzazione che ha portato la ragione nelle nostre società, noi lo sappiamo: non è vero che le parole creano fatti [...]"

Sono chiacchieroni, laconici, spontanei, retorici: c'è di tutto tra i personaggi dell'Orlando Furioso. Da Orlando, Rinaldo, Bradamante ai personaggi detti barbari o minori del poema, quali Rodomonte, Mandricardo, Ricciardetto. Attraverso le parole i personaggi raccontano, istruiscono, commuovono, persuadono. Ma quali, tra i tanti personaggi che popolano il poema, fanno un miglior uso del linguaggio? Quali di loro, parlando, riescono meglio a suscitare l'interesse e a farsi ascoltare? Come attraverso alcuni di loro ci giunge la voce di Ariosto? Qual è il rapporto tra parola e azione? In che modo, nel corso del poema, evolvono i differenti tipi di parola e il loro peso all'interno del poema?
Brillante, scoppiettante, avventurosa, la prima parte del poema, quella più romanzesca; bellica, moralista, grave, la seconda, quella più epica. In modo innovativo, questo libro risponde alla domanda del perché Ariosto faccia succedere alla leggerezza iniziale la melanconia propria degli ultimi canti, dovuta alla consapevolezza che si sta avvicinando la fine del poema, e quindi del racconto. La constatazione, motivata da un'analisi approfondita dei discorsi dei personaggi, che la melanconia definisce altrettanto il Furioso di quanto facciano la brillantezza, la digressione, la comicità, costituisce l'originalità di questo studio. 

Gian Paolo Giudicetti è nato nel 1975 in Svizzera. Dal 2000 lavora all'Università di Louvain-la-Neuve. É autore di un manuale per l'insegnamento delle lingue romanze (I sette setacci, 2002, con C. Maeder, H. Klein, T. Stegmann), di un libro d'interviste a scrittori svizzeri (2004), della monografia La narrativa di Giuseppe Antonio Borgese (2005). Ha curato un numero speciale di 'Les Lettres romanes' dedicato ad Ariosto. Con Marinella Lizza Venuti ha scritto una monografia sulle Città invisibili di Calvino (2010). Ha pubblicato articoli principalmente sulla narrativa italiana del XX secolo, la letteratura svizzera, l'insegnamento delle lingue romanze e l'Orlando Furioso.

Sommaire:

Perché Mandricardo parla meglio di Orlando ovvero la fine della poesia: un'introduzione - Tradizione e innovazione, memoria e temporalità nel primo canto - Le due parti del Furioso e la posizione della cesura - Il racconto evasivo: l'episodio di Ricciardetto ovvero la sconfitta della diversità - Il preludio della fine: la funzione strutturale dell'episodio di Leone e Ruggiero - La serietà di bambini ridenti - L'Orlando Furioso contro la didattica - Rinaldo da persuasore a uomo d'azione: l'episodio scozzese - La goffaggine, il segreto e il silenzio. Orlando e la quarta sequenza (canti VI-VIII) del Furioso - Il funzionamento dell'alternanza ariostesca: i canti XIII-XVIII - I bruti commossi: Mandricardo e Rodomonte - Personaggi iterativi, monologanti, Caio e Sempronio, Femmine Omicide - L'evoluzione del narratore nel Furioso e i meccanismi di adesione e distanza rispetto al narrato - Narratori intradiegetici, discorsi diretti e indiretti, loquacità, laconicità, simmetrie e asimmetrie. Alcune osservazioni in forma di commento.