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Nouvelle parution
V. Devriésère, M. Geat (dir.), L’interculturel : quels défis et problématiques aux niveaux européen et international ?

V. Devriésère, M. Geat (dir.), L’interculturel : quels défis et problématiques aux niveaux européen et international ?

Publié le par Vincent Ferré (Source : Marina Geat)

Viviane Devriésère et Marina Geat (dir.),

L’interculturel : quels défis et problématiques aux niveaux européen et international ?,

Roma TrE-Press, collection "Le Ragioni di Erasmus", 2020.

EAN13 : 9791280060174.

 

Les articles qui composent ce volume sont les contributions proposées dans deux colloques organisés en 2017 au Département de Sciences de l’Éducation de l’Université Roma Tre et à l’ISFEC Aquitaine de Bordeaux. Ces deux rencontres internationales ont été l’occasion d’aborder plusieurs facettes d’une thématique cruciale qui est au cœur des réflexions éducatives contemporaines, à savoir le problème de l’interculturel, à partir des questions lexicales que pose sa définition.

Des chercheurs appartenant à des contextes géographiques et disciplinaires différents ont analysé des manifestations de ce phénomène en proposant leurs points de vue, dans le but d’approfondir les enjeux que la dimension interculturelle impose aujourd’hui au monde de l’éducation et pour servir de base à l’élaboration de stratégies efficaces, afin que les interrogations suscitées par la diversité deviennent des opportunités, des occasions d’ouverture et d’enrichissement réciproques.

Ces colloques ont permis la naissance en 2017 du groupe de recherche RUIPI – Réseau Universitaire International Pour l’Interculturel. Ce volume est la première publication des Cahiers du RUIPI (« I quaderni di RUIPI »). Ces Cahiers s’insèrent dans la collection « Le Ragioni di Erasmus » et en partagent l’esprit et les finalités.

Avec les contributions de : Viviane Devriésère ; Marina Geat ; Ali Abassi ; Azouz Begag ; Ruth Amossy et Caterina Scaccia ; Françoise Demougin ; Annie Desaulniers et Juliane Bertrand ; Jean-Louis Dumortier ; Fabrice Fresse et Lucinda Morgan ; Hind Lahmami ; S. Seza Yilancioğlu ; Rada Tirvassen ; María José Gomez-Torres ; Martine Cornet ; Azucena Hernández Martín et Mohamed Chamseddine Habib Allah ; Sophie Guermès ; Koffi Ganyo Agbefle ; Dagmar Reichardt ; Dario Prola.

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Indice

Introduction

Viviane Devriésère 

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Du projet « Generazione Ponte » à la création du groupe Ruipi, en passant par l’ascenseur d’Amara Lakhous

Marina Geat 

 

A partire dall’esperienza svolta da un gruppo di ricerca dell’Università Roma Tre sulle problematiche delle seconde generazioni della migrazione nel quartiere Esquilino a Roma, l’autrice riflette sulle potenzialità educative dei testi letterari in contesti di multiculturalità. La sua analisi verte su due opere di scrittori non italiani che esprimono la realtà plurale di questo quartiere, il cinese Jin Jian e l’algerino Amara Lakhous. I due racconti mostrano, in situazioni e con modalità diverse, il funzionamento del meccanismo testuale dell’“esotopia”, così come descritto da Michail Bachtin. Questo meccanismo semiotico, al pari di altri concetti teorici, in special modo le idee sviluppate da Michel Serres in Le Tiers instruit, confermano l’efficacia dei testi letterari in situazioni di confronto interculturale, tanto al livello della produzione quanto della ricezione dei testi, quindi dell’educazione interculturale.

 

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Interculturalité et altérité. À propos des pièges en contexte didactique

Ali Abassi 

 

Tutti gli inter e alter in generale, e l’interculturalità e l’alterità in particolare, consacrati dalla voga speculativa dell’umanismo nascente o rinascente, sono pieni di trappole, essenzialmente quella di subordinare le affinità culturali alle diversità, e rischiano in realtà di essere controproducenti, particolarmente nell’insegnamento della letteratura e delle lingue. Mi concentrerò su un’argomentazione letteraria e linguistica per mettere in evidenza certe trappole dell’interculturale e dell’alterità, insospettate in ambiente scolastico e universitario, e privilegerò un tentativo ermeneutico circa alcuni invarianti letterari e culturali e la diversità linguistica.

 

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Littérature de jeunesse et construction de soi chez les enfants de migrants de France

Azouz Begag 

 

A partire dal 2014, un milione e mezzo di migranti ha raggiunto l’Europa, un fenomeno migratorio senza precedenti nella storia contemporanea, che colpisce per la sua ampiezza e per la sua durata. La sfida dell’educazione nel processo di integrazione di queste famiglie di migranti è considerevole. Determinerà ampiamente il successo o il fallimento del vivere insieme nel futuro delle società europee. Certamente, l’apprendimento della lingua del paese di accoglienza sarà una leva essenziale per l’integrazione sociale. Ma la letteratura per ragazzi assumerà le proprie responsabilità in questa grande mescolanza di culture con cui si confrontano le società in mutamento. Dovrà come non mai occuparsi delle rappresentazioni dell’altro.

 

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L’humour peut-il déconstruire les stéréotypes antisémites ? Ils sont partout de Yvan Attal

Caterina Scaccia  Ruth Amossy 

 

Il presente studio affronta la questione dello humour e delle sue funzioni in una situazione di interculturalità. A partire da uno sketch del film Ils sont partout (2016) di Yvan Attal, si esamina la maniera in cui una decostruzione dei cliché antisemiti effettuata attraverso lo humour può rivolgersi a un pubblico composto di gruppi sociali, etnici o religiosi eterogenei all’interno di una stessa nazione e come questa decostruzione, effettuata attraverso un uso ludico e comico dell’argomentazione, operi al fine di carpire l’adesione di platee di appartenenze identitarie diverse per superare le divisioni comunitarie all’interno della nazione repubblicana.

 

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Interculturel et transculturel : quand la littérature pour la jeunesse tombe dans le double piège de Narcisse et de l’autruche

Françoise Demougin 

 

La letteratura per ragazzi oggi tende a confinare sempre più il giovane lettore nel suo essere attuale senza permettergli di costruire, tramite la forza e la resistenza delle parole e delle immagini, il memorabile nella sua esperienza di lettura. Gli rimanda l’immagine che ha di se stesso senza permettergli di aprirsi all’altro e di avere accesso alla dimensione etica della transculturalità. Viene di fatto esortato a evitare l’esperienza dell’altro. L’interculturale, cui tanto spesso si fa appello – e a buon diritto –, diventa paradossalmente un luogo di evitamento attraverso testi edificanti che limitano ogni pensiero della complessità e levigano il reale al punto da dimenticarne le asperità.

Un esempio di questa doppia trappola è l’evoluzione della rappresentazione romanzesca, e stereotipata, della gitana nella letteratura per ragazzi. L’analisi di un corpus preciso mostra che al lettore, di cui si misconosce fin dall’inizio ogni intelligenza e facoltà di discernimento, si nega ogni pratica transculturale.

 

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Mise en place d’un dispositif pédagogique pour aider à dépasser les stéréotypes des immigrants sur leur société d’accueil

Annie Desaulniers  Juliane Bertrand 

 

Il Québec accoglie circa 50 000 immigranti all’anno, molti dei quali dopo una francesizzazione di base cercano di perfezionare il francese scritto o orale. Ma, al di là delle questioni linguistiche, una grande sfida per loro è comprendere la tripla eredità dei valori francesi, inglesi e americani che hanno plasmato l’odierna identità del Québec. Molti sviluppano degli stereotipi riducendo la società del Québec a una sola delle sue tre fondamenta. L’Università del Québec a Montréal ha elaborato un dispositivo pedagogico per aiutare gli studenti immigranti universitari a superare i loro stereotipi sul Québec. Partendo dalla lettura del Code Québec (2016) e dallo studio di opere culturali, gli studenti sono invitati a realizzare diversi compiti che permettono loro di riflettere sulle caratteristiche presunte della società di accoglienza. Sono poi invitati a dibatterne così da apportare sfumature alla loro comprensione di tali caratteristiche.

 

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Formation littéraire des enseignants et dialogue interculturel en Belgique francophone

Jean-Louis Dumortier 

 

L’autore punta l’attenzione sul rischio di contrapporre culture omogenee, autoctone o straniere, di dedicarsi a pratiche apparentemente interculturali che fanno conoscere le culture degli alunni provenienti dall’immigrazione fissandole in stereotipi e di relegare la formazione interculturale in un’appendice del curriculum. Per favorire il dialogo interculturale fra i membri di un gruppo classe, l’autore raccomanda che il docente racconti ciò che gli ha permesso di costruire la propria identità culturale e di liberarsene per aiutare i discenti a costruire la loro. Insiste infine sul ruolo capitale dell’esperienza estetica letteraria in questo lavoro di costruzione.

 

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La diplomatie éducative transatlantique au service du développement des compétences interculturelles et professionnelles

Fabrice Fresse  Lucinda Morgan 

 

Programma di diplomazia educativa concepito dal Centro dell’Unione Europea dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign e finanziato dalla Commissione Europea, Transatlantic Educators Dialogue è una piattaforma di cooperazione fra esperti dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Permette a un centinaio di partecipanti selezionati ogni anno di confrontarsi sulle sfide dei nostri sistemi educativi esplorando temi trasversali come la costruzione dell’alterità, l’uso del digitale, o la professionalità insegnante. Incarnazione del dialogo interculturale fra uomini e donne dai profili professionali diversi, Transatlantic Educators Dialogue presuppone che il riconoscimento della pluralità dei punti di vista sia una leva importante dello sviluppo delle nostre conoscenze e della nostra comprensione del mondo. La nostra presentazione intende quindi descrivere la genesi, gli assestamenti successivi e le possibilità di evoluzione di questo programma.

 

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L’enseignement du texte littéraire à l’université : une consolidation du levier juif dans le paysage interculturel marocain

Hind Lahmami 

 

La presenza millenaria degli ebrei in Marocco è una verità attestata da tutti i documenti storici. La loro partenza alla volta di Europa, America e Israele a cominciare dalla seconda metà del ventesimo secolo diviene sempre più preoccupante per il patrimonio culturale marocchino. La sopravvivenza di questa eredità plurisecolare risultante dalla convivenza di ebrei, arabi e amazigh musulmani in Marocco dipende ormai dalla buona volontà di un’élite intellettuale, poiché la volontà politica c’è ed è chiaramente espressa nella Nuova Costituzione del 2011. Quali sono dunque i mezzi di cui dispongono gli intellettuali marocchini, gli insegnanti ricercatori in particolare, per far vivere la cultura plurisecolare giudeo-marocchina nella memoria delle giovani generazioni? In questo articolo illustreremo le circostanze infelici che hanno favorito la confusione identitaria degli ebrei marocchini. Spiegheremo la natura della missione degli intellettuali marocchini chiamati ad affrontare questa sfida etica. Analizzeremo infine un esempio di supporto didattico con cui superare questa sfida.

 

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Hybridité culturelle chez Maïssa Bey

S. Seza Yilancioğlu 

 

Il presente studio ci permette di affrontare la problematica dell’interculturalità e la formazione di una nuova identità in una terra orientale-musulmana sotto l’influenza di una cultura occidentale-cristiana attraverso due opere di Maïssa Bey: Entendez-vous dans les montagnes… e L’une et l’autre. In L’une et l’autre l’autrice, partendo dalla differenza fra due specie – la scimmia e il cavallo –, stabilisce un legame fra due persone, provenienti da differenti culture, nazionalità e religioni, obbligate ad abitare nel medesimo paese. L’alterità è qui esaminata attraverso il sesso, la nazionalità, la lingua, la religione. Quanto a Entendez-vous dans les montagnes… l’ibridità culturale si spiega con la memoria individuale e collettiva, facendo riferimento alla guerra di indipendenza d’Algeria (1954-1962).

 

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L’interculturel ou quand on apprend à la charrue à traîner les bœufs

Rada Tirvassen 

 

La presente riflessione, dedicata alla problematica dell’interculturale, parte dal principio che finché non si hanno strumenti concettuali adeguati che possano offrire una comprensione raffinata di un fenomeno, non si può dare ai decisori l’impressione che la ricerca disponga di soluzioni ai loro quesiti. Ebbene, è il contrario di ciò a cui assistiamo: pedagoghi-politici, ansiosi di mostrare l’apporto della scienza al consolidamento dell’armonia sociale, hanno contribuito alla messa in atto di programmi che mirano ad accrescere la pace sociale utilizzando ciò che, ai loro occhi, può offrire l’interculturale. È una nozione che s’ispira a un’antropologia sociale e culturale che fissa la persona in un gruppo e che deriva da una filosofia essenzialista. Una concettualizzazione avanzata dell’interculturale deve permettere agli scienziati di superare i limiti delle concezioni faziose delle pratiche culturali: per il momento, i lavori dedicati a questo fenomeno rinforzano le semplificazioni indotte dagli stereotipi, le categorizzazioni discutibili e le tipificazioni.

 

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Méthodes d’enseignement pour développer des compétences interculturelles à l’école inclusive

María José Gómez-Torres 

 

La scuola inclusiva rappresenta un ideale di scuola democratica; è fondata su principi quali la coeducazione, l’interculturalità, l’uguaglianza, la giustizia e il riconoscimento delle differenze individuali. Il nostro articolo presenta alcuni metodi di insegnamento indicati per lo sviluppo delle competenze interculturali nell’ambito di una scuola aperta a tutti e per tutti. Nella prima parte si affrontano gli obiettivi dell’Educazione dal punto di vista della scuola inclusiva; nella seconda si presentano diversi metodi e strategie indicati come idonei a favorire lo sviluppo delle competenze interculturali a scuola. Le risorse didattiche selezionate hanno un ruolo pratico e interattivo che diventa essenziale per lavorare in contesti di insegnamento orientati alla pluralità e alla diversità culturale. Sono metodi che combinano più modalità possibili di attività e sono adatti a tutte le materie del curriculum e ai diversi obiettivi educativi.

 

 

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La représentation de la femme dans les romans naturalistes européens du XIXe siècle et sa place dans l’interculturalité : une question toujours d’actualité

Martine Cornet 

 

Nel presente articolo scopriremo le sfide femministe, sociali e politiche della rappresentazione della donna nei romanzi naturalisti del diciannovesimo secolo. Mostreremo che, malgrado alcune varianti nazionali e contesti storici diversi, i personaggi femminili dei romanzi di Zola, Emilia Pardo Bazán, Pérez Galdós, Leopoldo Alas detto Clarín, Thomas Hardy e Theodor Fontane incarnano il conflitto fra una donna e la società. Attraverso queste figure femminili, vedremo come si delinei una serie di interrogativi sul ruolo della donna. Una lettura trasversale di queste opere naturaliste è interessante poiché, al di là dell’orizzonte intellettuale affine fra questi autori naturalisti europei, restano opere moderne per i temi affrontati: quello dell’educazione delle donne, del matrimonio forzato e dell’adulterio come via possibile dell’amore.

 

 

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Étude comparative sur les attitudes des écoliers par rapport à l’arrivée des élèves migrants : multiculturalité ou interculturalité ?

Azucena Hernández Martín  Mohamed Chamseddine Habib Allah 

 

Il presente studio ha l’obiettivo di conoscere gli atteggiamenti dei discenti nei confronti dell’arrivo di migranti nelle aule di lezione. Si dedica anche a confrontare tali atteggiamenti in due zone geografiche spagnole che presentano una traiettoria diversa per quanto concerne la presenza di gruppi migranti, come messo preliminarmente in evidenza. L’idea di partenza è che i gruppi che hanno contatti più stretti con la popolazione migrante possono sviluppare pregiudizi non solo espliciti ma anche più sottili rispetto a quelli che hanno contatti ancora poco significativi con altre culture.

 

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La poésie, lieu de rencontre entre les cultures

Sophie Guermès 

 

Poggiando sugli esempi di Michel Butor, Nicolas Bouvier e ancor più di Victor Segalen, il presente articolo analizza la maniera in cui la poesia è un crocevia culturale. Tutti questi scrittori, grandi viaggiatori, hanno respinto il pittoresco, il luogo comune turistico. Hanno dimostrato che per incontrare nuovi popoli, per conoscere nuove culture e giungere così a comprendere meglio al tempo stesso l’altro e il sé, bisognava prima di tutto sapersi dimenticare, perdere i propri riferimenti.

 

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Politiques linguistiques et culturelles en Afrique noire. Regards croisés sur la situation au Ghana et au Togo

Koffi Ganyo Agbefle 

 

La questione delle identità culturali costituisce uno dei punti chiave dei dibattiti nel cuore della globalizzazione e delle strategie di sviluppo politico. Esiste uno scarto importante fra le politiche linguistiche degli stati africani e la convenzione dell’Unesco del 2005 che hanno firmato. Il presente articolo prende come esempio le politiche linguistiche del Ghana e del Togo, sottolineando quanto il posto ancora marginale delle lingue nazionali nell’universo linguistico di questi paesi costituisca un freno alla protezione e alla promozione della diversità culturale. Propone una riflessione sulle politiche delle lingue nazionali nell’Africa subsahariana – in particolare in Togo e in Ghana – per una reale protezione e promozione delle espressioni della diversità culturale, sulla posizione occupata dal francese e dall’inglese in questi paesi e sul necessario sviluppo delle lingue africane come garanzia della promozione culturale.

 

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750 anni dalla nascita di Dante Alighieri e oltre. Zone di contatto poetico e intersezionalità ibrida nelle traduzioni germanofone e neerlandesi della Divina Commedia

Dagmar Reichardt 

 

Sin da tempi remoti l’area germanofona ha fornito terreno fecondo alla ricezione delle opere dantesche, offrendo le condizioni che assegnano al campo delle traduzioni un ruolo chiave. La traduzione della Divina Commedia dall’italiano in tedesco, realizzata nel 1849 da re Giovanni I di Sassonia – König Johann von Sachsen I. (1801-1873) – occultato dietro al nome di Filalete (Philalethes), rappresenta un esempio significativo di circolazione transnazionale di un testo che ha fortemente rafforzato le comuni basi di una cultura europea, innescando un meccanismo transculturale oltre i limiti dell’impero tedesco. L’impatto fu notevole sui Paesi Bassi, dove dal 1863 fino ad oggi sono state redatte ben diciotto traduzioni dell’opera magna di Dante in lingua olandese. La fama del Filalete – varcando le frontiere del Regno dei Paesi Bassi – raggiunse infine persino il Sud: a Città del Capo Delamaine A.H. Du Toit si dedicò dal 1990 al 2002 alla traduzione dell’epos nazionale italiano in lingua afrikaans, aprendo alla ricezione dantesca nuove prospettive sul piano transculturale e internazionale.

 

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Incontri, solitudini, fughe: il paradigma interculturale nella recente narrativa urbana polacca

Dario Prola 

 

Nell’ambito della letteratura polacca, e nello specifico la prosa, la critica letteraria ha rilevato fin dai primi anni Novanta un aumento esponenziale di testi strettamente legati a spazi specifici. La ‘letteratura dei luoghi’ assurge in breve tempo a vero e proprio fenomeno che si manifesta in prevalenza nella scrittura degli autori esordienti dopo il 1989 in concomitanza con il ritorno prepotente della fiction e dell’invenzione dopo anni di dominio della letteratura dei fatti. Lo studio si concentra in particolare sullo spazio urbano – inteso più come tema che non come rappresentazione – così come viene valorizzato nei romanzi di alcuni autori polacchi in attività. Le tre prospettive che emergono dall’analisi: l’incontro, la solitudine e la fuga, esprimono i principali punti di vista attraverso i quali gli scrittori polacchi affrontano le difficili sfide dell’interculturalità nella società urbana contemporanea.

 

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Les auteurs

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