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La cultura in guerra. Ideologie identitarie, nazionalismi, conflitti: Europa 1870-1922        

La cultura in guerra. Ideologie identitarie, nazionalismi, conflitti: Europa 1870-1922

Publié le par Vincent Ferré (Source : Daniela Tononi)

Il cinquantennio che va dalla guerra Franco-Prussiana alla conclusione della Grande Guerra e all’avvento del Fascismo in Italia (prima e antesignana svolta totalitaria nell’Europa postbellica) contrassegna una fase nuova nel costituirsi dell’ideologia della nazione e del carattere dei popoli. I processi culturali che, tra il xviii e il xix secolo, avevano fatto da repertorio ideologico costitutivo per la fondazione politica delle nazioni europee moderne, assecondano, dalla seconda metà dell’Ottocento, la rapida involuzione nazionalistica delle politiche nazionali, funzionali all’espansionismo coloniale e alle mire egemoniche continentali, ma anche a fronteggiare e reprimere i conflitti sociali interni. Un trapasso culturale e politico dal patriottismo romantico al nazionalismo imperialista (quella che Maurizio Viroli ha definito sinteticamente «nazionalizzazione del patriottismo»), per il quale quelle che erano state generalmente ritenute semplici differenze di indole, di costumi, di abitudini sociali tra le popolazioni delle nazioni si trasformano in contrapposizioni inconciliabili: lo stato nazionale è l’emanazione di un popolo omogeneo, di una razza, e l’irriducibile alterità dello straniero rispecchia e consolida questa credenza. Ricorrendo a strumenti forniti da discipline quali la socio-psicologia, l’antropologia sociale, il biologismo, il socialdarwinismo, con le approssimative semplificazioni di divulgatori quali Gobineau, Chamberlain, Nordau, Langbehn etc., si ritiene così di poter definire il carattere dei popoli e di marcare le identità nazionali in chiave totalizzante.

Se in ambito filosofico con il progetto di una scienza generale dell’uomo fa corpo la ricerca di un radicamento nella concretezza delle condizioni storiche e nazionali, e alla presa di coscienza della determinatezza ambientale delle forme di vita fa da contraltare il primo delinearsi di una biopolitica centrata sulla nozione di popolo, per parte sua la letteratura ha un ruolo altrettanto fondamentale nella realizzazione di questo scenario, tanto quella ‘alta’ quanto quella ‘popolare’. La tradizione letteraria e la sua interpretazione in chiave di repertorio identitario nazionale hanno avuto una funzione cruciale nell’edificazione dell’idea di nazione moderna – in termini d’immaginario comune, di retoriche, di genealogie culturali: si pensi al caso dell’Italia – ma non meno decisivo è il suo ruolo nella codificazione del nazionalismo nel cinquantennio preso in esame. Un processo di nazionalizzazione delle masse che coinvolge almeno due generazioni di scrittori e intellettuali e che trova anche nella letteratura di genere e d’intrattenimento un diverso e penetrante canale di ‘propaganda’, rivolto a un pubblico di lettori nuovo quanto numeroso. Sviluppatasi proprio intorno alla metà dell’800, anche in seguito alle trasformazioni culturali in corso e a una nuova politica editoriale, la letteratura “di largo consumo” veicola infatti, in numerosi testi, l’immagine di un’alterità ostile, sovente tematizzando in modi enfatici e tendenziosi i conflitti religiosi (il contrasto fra cattolici, protestanti e ortodossi, fra cristianità, ebraismo e islamismo ne costituisce un elemento caratterizzante).

Anche le nuove forme di rappresentazione scenica, del teatro di prosa e del teatro musicale, alcune sperimentazioni e innovazioni nelle arti figurative (si pensi all’avanguardia futurista), nonché le forme artistiche derivate dalle nuove tecnologie dell’immagine – la fotografia e il cinema – concorrono in maniera decisiva a diffondere ideologismi nazionalistici e ad alimentare questo Zeitgeist e soprattutto veicolano e allegorizzano immagini quasi iconiche dell’identità nazionale, ovvero di alterità ostili e nemiche.

Il convegno promosso dal dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Palermo intende documentare, discutere e problematizzare tutti i temi a cui si è fatto cenno, e dunque la funzione della produzione artistica e culturale e dei dispositivi a essa connessi (processi di trasmissione e ricezione in sede critica e storiografia, politiche culturali degli stati nazionali) nella costruzione e nel consolidamento di ideologie e sentimenti nazionalistici e xenofobi e nella codificazione e nella diffusione sia dei modelli culturali identitari dominanti funzionali a questo scopo sia dei loro speculari contro-modelli (l’irriducibile alterità dello straniero rispetto al connazionale, anzitutto; ma anche quella del femminile, dell’omosessuale e in generale del “non-maschile” rispetto al maschile nei processi culturali di ‘virilizzazione’ della nazione).

Gli ambiti disciplinari interessati dalle tematiche del convegno, pertanto, includono gli studi storici e filosofici, la linguistica, la storiografia e la critica letteraria, la storiografia e la critica della musica, del cinema, dello spettacolo e delle arti.

Il congresso si svolgerà a Palermo nei giorni dal 14 al 16 maggio del 2014.

Le proposte di partecipazione, corredate da un abstract che illustri brevemente i contenuti della relazione e da una nota biobibliografica del proponente, dovranno pervenire, entro il 30 giugno 2013, ai seguenti indirizzi e-mail: lucia.bonafede@unipa.it culturainguerra2014@unipa.it.

Entro il 30 settembre il comitato scientifico comunicherà l’elenco delle proposte accolte.

Le relazioni saranno in lingua italiana e in lingua inglese, della durata di 20 minuti.

Comitato scientifico: Laura Auteri, Natascia Barrale, Arianna Di Bella, Matteo Di Figlia, Matteo Di Gesù, Stefano Jossa, Giovanni Matteucci, Pietro Misuraca, Alice Puglisi, Peter Sprengel, Salvatore Tedesco, Daniela Tononi.

Segreteria organizzativa: Giuseppe Basile, Lucia Bonafede