Essai
Nouvelle parution
Perché i poeti e non i romanzieri?

Perché i poeti e non i romanzieri?

Publié le par Marielle Macé (Source : Marco Nuti)

La riflessione filosofica di Heidegger privilegia l'esperienza della poesia e ignora quella della pittura, così come quella della letteratura, di cui non avverte il potenziale ermeneutico: tutto il suo edificio teorico poggia sulla dicotomia tra il "pensiero calcolante", che esprime il dominio della tecnica, e il "pensiero poetante", a cui viene attribuita la facoltà di attingere ad un'altra origine del pensiero al di là del paradigma metafisico. Il pensiero poetante delucida ed interpreta la "poesia pensante", generando un "pensiero rammemorante" che rimuove l'oblio della differenza ontologica generato dalla metafisica e portato a compimento nell'epoca dell'organizzazione tecnico-scientifica del mondo.
Raccogliendo l'eredità della questione heideggeriana, ci si potrebbe domandare: perché i poeti e non i pittori? Come giustificare il pensiero della parola sulla figura? Quali altre prospettive teoriche si delineano se, accanto all'esperienza della poesia, collochiamo quella della pittura? Perché Heidegger postula un oltrepassamento/remissione della metafisica nel pensiero poetante trascurando l'arte figurativa? Quale orizzonte oltremetafisico verrebbe dischiuso dalla "verità in pittura"? Tale interrogazione può essere ora estesa all'esperienza della narrazione, all'ambito inesplorato del romanzo: "perché i poeti e non piuttosto i romanzieri?" Quale il senso della sistematica esclusione di questi ultimi, rispetto ai quali Heidegger non si preoccupa neppure di stabilire un rapporto di subordinazione (come aveva fatto con i pittori) nei confronti dei poeti? Quali altre prospettive si aprono alla luce dell'attenzione dedicata da filosofi eminenti come Merleau-Ponty e Deleuze all'opera di Proust, così come Hannah Arendt nei confronti di Kafka e Broch o come Ricoeur verso Virginia Woolf e Thomas Mann?
Si tratta, in altri termini, di perlustrare e valorizzare la densità filosofica del romanzo moderno, di saggiare la possibilità di un "pensiero raccontato" che collochi la narrazione nel cuore stesso dell'esperienza del pensare, muovendo dall'ipotesi che, se la poesia esprime elettivamente un pathos di "risacralizzazione dell'origine" dopo il compimento della metafisica, il romanzo ne rappresenti invece la secolarizzazione nella prosa del mondo: in questa opzione alternativa, si delinea forse il destino (o almeno "uno" dei suoi possibili profili) della filosofia contemporanea, sempre alla ricerca di nuove configurazioni identitarie anche attraverso la contaminazione con altre forme di pensiero e di esperienza.
In questo testo polifonico, che raccoglie saggi di eminenti filosofi italiani insieme a giovani studiosi che si confrontano con la duplice esperienza della poesia e del romanzo – da Holderin a Rilke, da Trakl a Celan, da Melville a Proust, da Dostoevskij a Bernhard – si tenta un'articolata risposta alla feconda complessità di un tema che appare cruciale per le sorti della filosofia.


ANANKE Edizioni - luglio 2006 pp. 251 prezzo euro 15,00
via Lodi 27/C - 10152 Torino (Italy)
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Isbn 88-7325-144-7
Brossura, 256 pagg. 14,5x21