Actualité
Appels à contributions
Bassani dans son siècle (Paris 3)

Bassani dans son siècle (Paris 3)

Publié le par Marc Escola (Source : Université Sorbonne Nouvelle-Paris 3)

UNIVERSITE SORBONNE NOUVELLE-PARIS 3

« Bassani nel suo secolo »

CONVEGNO INTERNAZIONALE

Parigi, 12, 13 febbraio 2016

CIRCE

(Centre Interdisciplinaire de Recherche sur la Culture des Échanges)

EA 3979 LECEMO

Comitato organizzativo : Sarah Amrani, Maria Pia De Paulis-Dalembert

Comitato scientifico : Paola Bassani (Fondazione Giorgio Bassani), Francesco Bausi (Università della Calabria), Paolo Grossi (Institut Culturel Italien de Bruxelles), Claude Imberty (Université de Bourgogne), Élisabeth Kertesz-Vial (Université Paris-Est Créteil), Lucienne Kroha (McGill University), Sophie Nezri-Dufour (Aix-Marseille Université), Valter Leonardo Puccetti (Università del Salento), Martin Rueff (Université de Genève), Hanna Serkowska (Uniwersytet Warszawski)

***

APPELLO A COMUNICAZIONI

A un secolo dalla nascita dello scrittore ferrarese Giorgio Bassani (Bologna, 1916 – Roma, 2000), l’Università Sorbonne Nouvelle-Paris 3 rende omaggio a uno degli intellettuali più complessi e raffinati del Novecento. Il convegno si propone di contribuire alla conoscenza dell’opera, nonché a quella delle forme dell’impegno storico, culturale e civile di Bassani. Ad un’epoca in cui il mondo si manifesta attraverso simulacri mediatizzati, in cui i conflitti richiedono un rinnovato impegno dell’intellettuale, l’azione di Bassani nello spazio-tempo dell’Italia in cui ha vissuto consente di rivisitare il suo contributo alla comprensione del secolo e di rimettere al centro delle problematiche ad esso inerenti quella dell’impegno.

In tale prospettiva è legittimo interpretare il lavoro di Bassani alla sola luce del suo contributo alle patrie lettere quale romanziere? In che misura possiamo davvero considerare tale attività autonomamente dagli altri ambiti di espressione dello scrittore? Le domande, ovviamente retoriche, sono un invito a un’ampia riflessione critica sulla produzione bassaniana, romanzesca quanto poetica e saggistica, ma soprattutto sul suo impegno politico-civile quale giovane antifascista, sul suo ruolo di organizzatore culturale ed editoriale, sull’azione civile del presidente di Italia nostra. È un invito al superamento delle “mura” de Il romanzo di Ferrara (1980 per l’edizione definitiva) e a un approccio ermeneutico a tutto tondo dell’opera di Bassani nella sua relazione al secolo, alla Storia e alla società, alle istituzioni culturali e politiche, agli uomini e agli oggetti del suo tempo.

Il secolo di Bassani è il Novecento nel periodo definito “età della catastrofe” dallo storico Eric J. Hobsbawm nel suo saggio del 1994 Il Secolo breve 1914-1991. In modo più specifico sappiamo che Bassani uomo e scrittore, animatore culturale e poeta, concentrò la propria attenzione narrativa sui suoi cosiddetti “anni fatali (1937-1943)”: anni di trapasso che vedono l’io narrante de Il romanzo di Ferrara, ossia lo stesso autore, vivere l’esperienza all’origine del suo impegno poetico nonché civile, di intellettuale e artista: non l’esperienza della guerra in quanto tale, bensì l'esperienza della separazione ad essa antecedente.

Vicina alle posizioni estetiche di stampo crociano, inoltre, la sua poesia intende essere documento stesso, insegnamento da tramandare ai posteri, e non soffre l’apparente paradosso oraziano dell’utile dulci. In Bassani, bellezza e verità si fondono in un manzoniano monumento al riscatto “dei poveri, dei perseguitati, degli oppressi” (Gli ultimi anni di Clelia Trotti), intesi pur tuttavia in un’accezione non strettamente neorealistica. Quanto più impegnato nel campo della lotta politica antifascista, tanto più Bassani trova nella poesia la forma per dire il suo impegno a tale riscatto. Vincolato dall’obbligo precipuo di “far sì che l’oblìo non avvenga” (In risposta VI), i valori liberali di cui egli si fa custode e portavoce riportano per vie traverse, piuttosto inconsuete nel secondo dopoguerra, all’affermazione di un contropotere, quello esercitato da una memoria transgenerazionale la quale – senza rifuggire dalla fantasia e dalla metafora – è presenza attiva nella Storia, contributo presente alla Verità, testimonianza del passato a futura memoria, metastorica Giustizia.

L’interrogativo sulle forme dell’impegno letterario, culturale e civile riguarda innanzitutto comunque, nella fattispecie, l’esperienza e la funzione dell’intellettuale-scrittore contestualizzata nel Ventennio fascista e negli anni successivi, per estensione nel periodo a ridosso del secondo conflitto mondiale, conferma epocale del “fallimento di tutti i programmi, vecchi e nuovi, per gestire o migliorare la condizione del genere umano” (E. J. Hobsbawm).

Non di rado, però, nel dibattito culturale che lo vede misurarsi con i letterati del suo tempo e nelle pagine narrative che confluiranno ne Il romanzo di Ferrara, lo scrittore mette in scena un confronto dialogico tra due sguardi contrastanti sulla questione della lettura/interpretazione della Storia, della funzione sociale e politica svolta in essa dalla letteratura e per estensione dal letterato. Riflettendo retrospettivamente su quanto accaduto negli anni della guerra, ne Il giardino dei Finzi-Contini, tramite gli scambi tra il personaggio Malnate e l’io narrante, è fatta esplicitamente presente l’opposizione tra lo sguardo del lavoratore politicamente schierato a sinistra da una parte e quello del poeta dall’altra, ossia sguardo gramsciano da un lato e sguardo crociano dall’altro, apparentemente inconciliabili. Opposizione che rimette al centro del dibattitto la questione manzoniana del romanzo storico, dell’articolazione tra verità e finzione, cioè di una presunta teleologia della letteratura. La raffigurazione di tali contese consente di dare voce in modo esemplificativo, se non a dubbi relativi alla missione del poeta secondo Bassani, a un punto di vista più conforme – nel dopoguerra – a un sentire comune collettivo: a una professione di fede da ricollegare direttamente alla svolta della guerra, alla ormai dichiarata necessità etica e storica di affiancare alla scrittura l’azione, nella continuità delle lotte risorgimentali.

Eppure, nonostante la consapevolezza della propria singolarità poetico-politica in quanto artista negli anni Cinquanta e Sessanta, dopo la transizione fatale che portò al martirio vero e proprio di tanti, al sacrificio della vita, morte cui scampò lo stesso Bassani, la rivoluzione fuori della tradizionale turris eburnea e coinvolgente l’intera società con la guida dell’intellettuale risulta strettamente collegata, nell’ottica bassaniana, allo sguardo del poeta-testimone: sguardo sovversivo nel suo cogliere, quale “fraîcheur au-dessus de l’Histoire” (Roland Barthes), l’essenza della vita, nonché la sua verità. Risalta così, nel contesto della nascente società di massa, la specificità innegabile dello stesso impegno poetico, cioè impegno intellettualistico e civile, di Bassani.

Com’è noto, dalla fine degli anni Cinquanta in poi si profila un Bassani operatore culturale a largo raggio. Ora, tanto l’attività presso la Rai quanto l’attività editoriale vanno di pari passo con l’impegno per la salvaguardia del patrimonio nazionale. La primordiale definizione del mestiere di scrivere in chiave conoscitiva si carica ovviamente, nell’opera dello scrittore, di una volontà di incidenza critica sulla realtà circostante del proprio secolo. E la stessa bellezza è di per sé, in quanto verità e senza paradosso, azione vera e propria, intervento attivo perché libero nella Storia.

Proponiamo pertanto di riflettere sulle forme dell’impegno bassaniano, nel senso lato potenzialmente assunto da questo termine, non esclusivamente politico e sostanzialmente scevro da una contaminazione con il dibattito politico-culturale italiano del secondo dopoguerra, alla luce dell’intera opera e dell’intero operato di Bassani. Ricordiamo che non a caso la vocazione monumentale e la volontà di salvaguardare la memoria, in tutte le sue forme, contraddistinguono il lavoro dello scrittore sia come romanziere sia come presidente di Italia nostra, tanto da far sembrare artificiale la frapposizione di confini tra un’attività e l’altra.

In questa prospettiva i campi da prendere in considerazione possono essere i seguenti: oltre alla narrativa, la poesia, la saggistica, la corrispondenza, il lavoro editoriale e televisivo, la presidenza di Italia nostra. Per un’indagine su Bassani non solo romanziere, quindi, ma pure poeta, saggista, artista e intellettuale. Ossia animatore culturale.

Le proposte di relazione (in francese o in italiano, comprensive di titolo e di un riassunto di 2000 battute circa), corredate di un breve curriculum, dovranno essere inviate entro e non oltre il 15 settembre 2015 a :

Sarah Amrani: samrani@univ-paris3.fr

Maria Pia De Paulis-Dalembert: maria-pia.dalembert@univ-paris3.fr

 

UNIVERSITE SORBONNE NOUVELLE-PARIS 3

« Bassani dans son siècle »

COLLOQUE INTERNATIONAL

Paris, 12, 13 février 2016

CIRCE

(Centre Interdisciplinaire de Recherche sur la Culture des Échanges)

EA 3979 LECEMO

Comité d’organisation : Sarah Amrani, Maria Pia De Paulis-Dalembert

Comité scientifique : Paola Bassani (Fondazione Giorgio Bassani), Francesco Bausi (Università della Calabria), Paolo Grossi (Institut Culturel Italien de Bruxelles), Claude Imberty (Université de Bourgogne), Élisabeth Kertesz-Vial (Université Paris-Est Créteil), Lucienne Kroha (McGill University), Sophie Nezri-Dufour (Aix-Marseille Université), Valter Leonardo Puccetti (Università del Salento), Martin Rueff (Université de Genève), Hanna Serkowska (Uniwersytet Warszawski)

***

APPEL À COMMUNICATIONS

À l’occasion du centenaire de la naissance du romancier et poète Giorgio Bassani (Bologne, 1916 – Rome, 2000), la Sorbonne Nouvelle-Paris 3 rend hommage à l’un des intellectuels les plus complexes et raffinés du XXe siècle. Le colloque souhaite contribuer à la connaissance de l’œuvre, ainsi que des formes de l’engagement historique, culturel et civique de l’écrivain. À une époque où le monde se manifeste à travers des simulacres médiatisés et où les conflits exigent un engagement renouvelé de l’intellectuel, l’action de Bassani contextualisée dans l’Italie qui fut la sienne permet d’interroger sa contribution à la compréhension du XXe siècle et de mettre au cœur des problématiques qui le caractérisent la question de l’engagement.

Dans cette perspective, peut-on légitimement restreindre l’étude de Bassani à sa célèbre somme romanesque, Il romanzo di Ferrara (1980 pour l’édition définitive) ? Peut-on vraiment considérer son activité de romancier indépendamment des autres domaines d’expression de l’écrivain ? Les questions, bien évidemment rhétoriques, sont une invitation à une vaste réflexion herméneutique sur la production bassanienne, romanesque autant que poétique et critique, mais aussi sur l’action historique, culturelle et civique de l’activiste antifasciste, du rédacteur littéraire, du président de Italia nostra : une invitation au dépassement des « murs » du Roman de Ferrare et à une approche interprétative globale de l’œuvre de Bassani dans sa relation au siècle, à l’Histoire et à la Cité, aux institutions culturelles et politiques, aux hommes et aux enjeux de son temps.

Le siècle de Bassani est le XXe siècle envisagé tout particulièrement comme « ère de la catastrophe » par l’historien Eric J. Hobsbawm dans son essai de 1994 L’Âge des extrêmes. Histoire du court XXe siècle : 1914-1991. De manière plus spécifique, nous savons que Bassani homme et écrivain, animateur culturel et poète, se concentra dans ses textes narratifs sur ses « années fatales (1937-1943) » : années de transition qui voient le narrateur homodiégétique du Roman de Ferrare, miroir partiel de l’auteur lui-même, vivre l’expérience à l’origine de son engagement poétique, mais aussi civique, d’intellectuel et d’artiste : non pas l’expérience de la guerre en tant que telle, mais celle de la séparation qui la précède.

Proche des positions esthétiques définies par Croce, sa poésie entend être document à part entière, enseignement à transmettre à la postérité, et elle ne souffre guère de l’apparent paradoxe horacien de l’utile dulci. Chez Bassani, beauté et vérité sont réunies dans un monument d’inspiration manzonienne à la rédemption « des pauvres, des persécutés, des opprimés » (Les dernières années de Clelia Trotti), entendus toutefois dans une acception non strictement néoréaliste. Du reste, plus Bassani s’engage dans la lutte politique antifasciste, plus il trouve dans la poésie la forme idéale pour dire son engagement en faveur de cette rédemption. Lié comme il l’est par l’obligation principale de « faire en sorte que l’oubli ne se produise pas », les valeurs libérales dont il est le gardien et le porte-parole conduisent, par des voies inhabituelles dans les années du second après-guerre, à l’affirmation d’un contre-pouvoir, exercé par une mémoire transgénérationnelle qui – avec le support de l’imagination et de la métaphore – est présence active dans l’Histoire, contribution active à la Vérité, témoignage du passé a futura memoria, Justice métahistorique.

Le questionnement sur les formes de l’engagement littéraire, culturel et civique concerne ici surtout, quoi qu’il en soit, l’expérience et la fonction de l’intellectuel-écrivain contextualisées dans les années du Ventennio fasciste et dans celles de l'après-guerre, par extension dans la période située de part et d’autre du second conflit mondial, confirmation éclatante de « l’échec de tous les programmes, anciens et nouveaux, pour gérer ou améliorer la condition du genre humain » (E. J. Hobsbawm).

Il n’est pas rare, cependant, que dans le débat culturel qui le voit dialoguer avec les hommes de lettres de son temps et dans les pages rassemblées dans Le roman de Ferrare Bassani confronte deux regards opposés sur la question de la lecture et de l’interprétation de l’Histoire, de la fonction sociale et politique remplie par la littérature et par l’homme de lettres. En réfléchissant rétrospectivement sur les événements ayant marqué les années de la guerre, dans Le jardin des Finzi-Contini, à travers les échanges entre le personnage de Malnate et le narrateur, est représentée explicitement l’opposition entre le regard du travailleur politiquement engagé à gauche et celui du poète, regard gramsciano d’un côté et regard crociano de l’autre, dont les positions respectives semblent inconciliables. Cette divergence pose de nouveau, en fait, la question manzonienne du roman historique, de l’articulation entre vérité et fiction, d’une supposée téléologie de la littérature. La représentation de ces discussions permet d’illustrer, si ce n’est des doutes relatifs à la mission du poète selon Bassani, du moins un point de vue plus conforme – dans les années de l’après-guerre – à un sentiment collectif, à une profession de foi à mettre directement en relation avec le tournant de la guerre et avec la nécessité éthique et historique désormais déclarée d’allier écriture et action, dans la continuité des luttes du Risorgimento.

Et pourtant, malgré la conscience de sa singularité d’artiste sur les plans poétique et politique dans les années 1950 et 1960, après la transition fatale qui conduisit au martyre de nombreux jeunes gens, au sacrifice de leur vie, auquel échappa Bassani en personne, la révolution hors de la traditionnelle turris eburnea, appelant à une participation active de toute la société, guidée par l’intellectuel, est étroitement liée, dans l’optique bassanienne, au regard du poète-témoin : regard subversif, « fraîcheur au-dessus de l’Histoire » (Roland Barthes), capable de saisir l’essence de la vie, comme sa vérité. Dans le contexte de la nouvelle société de consommation, la spécificité indéniable de l’engagement poétique de Bassani ressort de manière plus nette encore.

Nous savons qu’à partir de la fin des années 1950 s’affirme un Bassani opérateur culturel à différents niveaux. Or, son travail pour la RAI aussi bien que son activité éditoriale vont de pair avec son engagement pour la sauvegarde du patrimoine national. Le lien primordial entre le métier d’écrire et la connaissance s’allie, dans l’œuvre de l’écrivain, à la volonté d’une influence critique sur la réalité du siècle. Et la beauté est en soi, en tant que vérité, action véritable, intervention active, parce que libre, dans l’Histoire.

C’est pourquoi nous souhaitons inviter à une réflexion sur les formes de l’engagement bassanien, dans le sens le plus large possible du terme : un sens non exclusivement politique ou du moins dépouillé des oripeaux du débat idéologique et culturel italien du second après-guerre, à la lumière de toute l’œuvre et de toute l’activité de notre auteur. Ce n’est certes pas un hasard si la vocation à la monumentalité et le souhait de sauvegarder la mémoire, sous toutes ses formes, caractérisent le travail de l’écrivain comme romancier et comme président de Italia nostra, si bien que la distinction entre un engagement et l’autre est somme toute artificielle.

Dans cette perspective, nous proposons les domaines de recherche suivants : outre les textes narratifs de Bassani, seront pris en considération ses vers, ses essais, sa correspondance, son travail éditorial comme télévisuel, la présidence de Italia nostra, soit une analyse du travail de Bassani non seulement romancier, donc, mais aussi poète, essayiste, artiste et intellectuel. Animateur culturel, en quelques mots.

 

Les propositions de communication (en français ou en italien, avec titre et résumé de 2000 signes environ), accompagnées d’un court CV, sont à adresser au plus tard le 15 septembre 2015 à :

Sarah Amrani : samrani@univ-paris3.fr

Maria Pia De Paulis-Dalembert : maria-pia.dalembert@univ-paris3.fr