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Lo stile cinematografico/Film style

Lo stile cinematografico/Film style

Publié le par Andrea Del Lungo

Lo stile cinematografico

XIII Convegno Internazionale di Studi sul Cinema
Udine/Gorizia, 28-30 marzo 2006

Nel momento in cui si affronta la questione dello stile, colpisce immediatamente il trovarsi di fronte ad una nozione che sembra trarre significato dalla propria funzionalità d'uso, senza per questo essere stata definita, quanto meno in ambito cinematografico, in maniera organica. I riferimenti allo stile di un periodo, di un genere, di una scuola/movimento, di un autore (dove la nozione di stile si fonde con quella di opera e di poetica) sono d'uso comune: eppure la definizione di “stile”, così come l'identificazione di una metodologia di analisi adeguata all'indagine di questo concetto, resta ancora nebulosa e priva di un'effettiva sistematizzazione.
All'analisi e agli approfondimenti attorno alla nozione di stile al cinema è dedicato il XIII Convegno Internazionale di Studi sul Cinema di Udine. La varietà degli approcci e i diversi campi di applicazione di tale nozione, contestualmente al continuo aggiornamento delle forme e dei modi della narrazione cinematografica all'interno di un quadro che va facendosi sempre più intermediale, suggeriscono una ricognizione che può portare a risultati originali sia sul piano storiografico che su quello teorico e metodologico.
Anche se lo stile è stato tradizionalmente affrontato in una prospettiva prevalentemente autoriale, come complesso di strategie formali ed espressive tipiche e ricorrenti, che rendono immediatamente riconoscibile un cineasta e ne veicolano l'identità, il Convegno propone, programmaticamente, di accantonare l'ambito degli “stili d'autore” e di spostare l'attenzione dalla dimensione individuale a quella dei macrosistemi. Com'è tradizione del Convegno, inoltre, una particolare attenzione sarà riservata al cinema delle origini, senza dimenticare i nuovi percorsi suggeriti dal panorama contemporaneo.
Queste alcune possibili direzioni d'indagine:

1. Per una definizione del concetto di stile.
Manca, a tutti gli effetti, una spiegazione esaustiva della nozione di stile in ambito cinematografico. Se ripercorriamo in senso “archeologico” alcune sue definizioni teoriche generali e le rapportiamo al contesto della comunicazione del film, ci troviamo di fronte ad un quadro assai statico e poco utilizzabile ai fini dell'analisi. Se per Roland Barthes lo stile è antecedente a qualsiasi problematica del linguaggio, tanto da costituirsi come realtà biologica, per Susan Sontag esso diventa visibile nei lavori artistici quando si identifica con le dimensioni di eccesso e di stilizzazione. La necessità di uscire da un certo grado di genericità epistemologica va di pari passo con l'esigenza di assumere quale punto di riferimento la certezza che i prodotti cinematografici acquistano il loro statuto di opere e di testi solamente nel momento in cui si rapportano ad una situazione comunicativa delineata in tutte le sue componenti. È proprio all'interno di tale struttura che una tipologia di stile cinematografico dev'essere ricercata, contemplando il bisogno di analizzare i film sul piano culturale, testuale e produttivo. Il ricorso, assai frequente, a nozioni di stile elaborate nell'ambito della storia e della teoria delle arti figurative necessita, d'altro canto, di una maggiore consapevolezza metodologica, dato il carattere specifico della comunicazione cinematografica.
Procedure di normativizzazione e standardizzazione, intese come processi di consolidamento e stabilizzazione di sistemi di strategie linguistico-espressive, che diventano tipiche e identificative di un periodo, un movimento, una scuola, rivestono senza dubbio un ruolo centrale. Ma come configurare allora, in relazione allo stile, il rapporto standardizzazione/innovazione? È possibile concepire lo stile come luogo di negoziazione?
Il riferimento a strategie formali pone chiaramente l'accento sulla rilevanza che il piano dell'espressione acquista in relazione al concetto di stile. Ma quale importanza attribuire, invece, al piano del contenuto, a temi e figure che acquistano operatività nell'ambito di queste stesse articolazioni formali? In che modo, ad esempio (si pensi all'idea di “contrappunto cinematografico” proposta da Thomas Elsaesser), lo stile è in grado di veicolare contenuti che vanno in direzioni diverse rispetto a quelli manifesti, dell'intreccio?

2. Stili delle origini.
Forse nessuna fase della storia del cinema è stata segnata dal dibattito sullo stile come quella delle origini e della fase di passaggio verso il cinema istituzionalizzato. La nozione di stile si è sovrapposta a quella di “genere” e per questa via si è lavorato alla costruzione di tratti distintivi e dunque di valorizzazione delle imprese di produzione e dei singoli prodotti. Moltissimi sono gli aspetti di questa fase tuttora da indagare.

3. Stile e tecnologia.
Facendo riferimento, ad esempio, agli studi di Barry Salt, quali sono gli effetti dell'evoluzione delle tecniche cinematografiche sui cambiamenti dello stile e della nozione di stile? In che modo un sistema stilistico già consolidato incorpora tecnologie inedite, assegnando loro una funzionalità espressiva specifica ed originale? E in che modo, procedendo nella direzione inversa, l'introduzione di nuove tecnologie è in grado di far mutare lo stile?
Nel quadro della questione più ampia delle tecnologie, lo studio dei rapporti tra stile e modi di produzione è senza dubbio tra i filoni di ricerca più approfonditi: quali le prospettive per indagini future? Quali le potenzialità di questo approccio al di fuori e oltre il contesto produttivo della Hollywood classica (indagato negli studi non meno classici di Staiger, Bordwell e Thompson)?

4. Stile nazionale/internazionale.
È possibile pensare allo stile come espressione di una cultura, di una cinematografia nazionale. La prefigurazione di uno stile cinematografico nazionale investe una serie di considerazioni che interessano tanto il momento di produzione quanto quello di consumo dei singoli film. Nello spazio istituito fra questi due poli, sono stati di recente individuati (Andrew Higson, Steve Neale) quattro fondamentali criteri di analisi: in termini economico-produttivi, stabilire quanto e come un'industria cinematografica domestica è chiamata alla costruzione di un cinema pensato come nazionale; sul piano testuale, esaminare i contenuti e le strutture formali che interessano i film di una nazione cogliendone i rapporti intertestuali in rapporto alla cultura “nazionale” trasmessa da altri sistemi espressivi (musica, letteratura, teatro ecc.); a livello di consumo, analizzare la nazionalità dei film visti in un dato periodo e i tipi di prodotti paratestuali che attivano e che alimentano tali pratiche di fruizione cinematografica; infine, sul piano ideologico-discorsivo, indagare i discorsi (critici, teorici, popolari) prodotti nei confronti del cinema nazionale. Queste quattro linee-guida sono in grado, da sole, di esaurire i termini della posta in gioco? Lo stile nazionale di un film o di un gruppo di opere cinematografiche può essere colto facendo riferimento ad altri parametri interpretativi? E inoltre, facendo riferimento a processi e discussioni nati già nei primi anni dell'avvento del sonoro, è lecito pensare ad un cinema europeo in termini “essenziali”, da contrapporre, magari, a quello americano? Esiste, in altri termini, una condizione di pertinenza specifica del cinema europeo? Uno “stile” cinematografico europeo?

5. Il cinema e le altre arti: questioni di stile.
La questione dello stile può rappresentare un terreno particolarmente fertile per affinare le indagini sui rapporti, gli scambi, le contaminazioni e le migrazioni tra cinema e differenti ambiti comunicativi e espressivi. Da questo punto di vista, quanto, in ambito cinematografico, le interazioni e le influenze intermediali contribuiscono a modificare la nozione di stile e i suoi parametri di individuazione? Nel 1919/20, per esempio, in Germania, la questione dello stile è stata la posta centrale della competizione economica oltre che della riflessione critica e teorica. Perché si è persa memoria di queste fasi? Inoltre, un'area particolarmente interessante è rappresentata dai rapporti tra cinema e nuovi media. Spot, videoclip e forme brevi hanno infatti contribuito a ridisegnare i contorni della mediazione cinematografica, mettendone in discussione, nei casi più estremi, le regole del suo stesso dispositivo; sotto questa luce, allora, qual è l'effetto scaturito, in termini di stile, da tale incontro mediale?

6. Genere e stile.
Il genere cinematografico è l'ambito entro cui vengono regolati i criteri di riconoscibilità, modellizzazione, ripetizione del discorso audiovisivo. I generi cinematografici sono delle costruzioni a posteriori che basano la propria esistenza storica e sociale su proprietà di tipo pragmatico (rispetto alla loro possibile utilizzazione in termini di pratiche spettatoriali), semantico (le costanti tematiche messe in atto nelle proprie articolazioni testuali) e sintattico (le caratteristiche formali che regolano i loro principi comunicativi). Le riflessioni teoriche più recenti (in particolare Rick Altman, Mark Jankovich) prospettano i generi cinematografici come delle entità mobili, in continuo cambiamento, e si preoccupano di sottolineare il loro carattere relativo, dettato da contingenze di ordine materiale. Esiste un confine definito, certo, invalicabile, tra stile e genere, o piuttosto entrambi i termini debbono essere ascritti alla stessa famiglia discorsiva dei “macrosistemi” di tipo narrativo e linguistico?

7. Ricezione.
Gli studi sulla ricezione cinematografica possono apportare contributi originali alla nozione di stile. È possibile pensare che lo stile, come il genere, funzioni anche come un sistema di aspettative e competenze proprie del fruitore? E in che modo fattori quali la critica e il pubblico intervengono nei processi di elaborazione di uno stile? Può lo stile, a sua volta, inteso come categoria comunicativa, contribuire alla definizione della figura dello spettatore? Quali implicazioni possono derivare dall'accostamento della nozione di stile a quella di gusto? Quale ruolo gioca l'apparato paratestuale del film nella costruzione di uno stile cinematografico? E, da quest'ultimo punto di vista, è produttivo pensare in termini di “coerenza stilistica” riguardo a specifici apparati (testo-contesto-paratesto) all'interno dei quali si posiziona un certo gruppo di opere cinematografiche?

Scadenza per la presentazione delle proposte: 15 novembre 2005
Le proposte ricevute oltre questa data non potranno essere prese in considerazione

Per informazioni e contatti:
Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali
Via Petracco, 8 - I-33100 Udine
fax: +39/0432/556644 oppure +39/0432/556789
e-mail: *
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* Attenzione, indirizzo e sito web del Convegno sono cambiati.


FILM STYLE

XIII International Film Studies Conference
Udine/Gorizia, March 28-30, 2006

When looking at the question of style what strikes one immediately is that the meaning of this notion seems to come from its use, without it ever being really defined organically, especially when it comes to the sphere of cinema. References to the style of a period, a genre, a school, a movement or a director (where the notion of style merges with that of work and poetics) are in common use, but the definition of “style”, as a way of identifying a method of analysis suited to studies of this concept, remain vague and lacking in effective systemization.
The XIIIth Udine International Film Studies Conference is dedicated to the analysis and study of the notion of style in cinema. The variety of approaches to this notion and its different fields of application, as well as the continuous updating of the forms and modes of cinema narration within a framework that is increasingly intermedial, all indicate that a study of this kind could lead to original results at a historiographic, theoretical and methodological level.
Even if style has traditionally been approached from a prevalently author-based perspective as a complex of typical and recurrent expressive and formal strategies that distinguish a film maker immediately and point to a clear identity, this Conference proposes to systematically abandon the sphere of “author-based styles” and focus its attention not on the individual dimension but on macrosystems. In line with the traditional of the conference we will also be paying particular attention to early cinema, without, however, forgetting the new directions suggested by the contemporary scene.
Here are a number of different directions studies can take:

1. Defining a concept of style
There is still no definitive explanation of the notion of style in the cinema sphere. If we trace some general theoretical definitions in an “archaeological” sense and relate them to the context of film communication, what we find is a rather static framework that is not particularly useful for the purposes of analysis. If Roland Barthes claims that style is the antecedent of any linguistic problem, to such an extent that it becomes almost a biological entity, Susan Sontag is of the opinion that it only becomes visible in works of art when it reaches the extent of excess or stylization. The need to get away from a certain degree of epistemological vagueness goes hand in hand with the need to establish as a reference point the certainty that cinema products acquire their position as works and texts only when they construct a relationship with a communicative situation, every part of which is already defined. It is within this structure that a typology of film style must be looked for, by contemplating the need to analyse films on a cultural, textual and productive level. Due to the specificity of the cinematographic forms of communication, the fairly frequent recourse to notions of style formulated in the sphere of history and theory of the figurative arts needs, after all, a wider methodological knowledge.
Standardising procedures intended as the consolidating and stabilising processes of linguistic-expressive strategy systems, that identify and become typical of a period, a movement or a school undoubtedly play a central role here. But at the same time how are we to explain the relationship between standardization and innovation in relation to style? Can style be conceived as a negotiation site?
Referring to formal strategies clearly draws attention to the importance that the level of expression acquires with regard to the concept of style. But what importance should we give to the level of contents, to themes and formal solutions? How is style able (we refer here to Thomas Elsaesser's idea of “cinematographic counterpoint”, for instance) to function as a vehicle of contents that move toward different directions in comparison to those overtly manifested by the plot?

2. Early cinema styles
In no other phase in cinema history has style been so debated over as in the origins of film and the phase that led to the cinema becoming institutionalized. The notion of style overlaps that of “genre” and in this direction a lot of work has been done to construct distinctive features and therefore to appreciate production companies and single products. Here there are many aspects that have yet to be studied in depth.

3. Style and technology
Referring, for instance, to Barry Salt's studies: what are the effects of the development of cinematographic technology on changes in style and the notion of style? How does a consolidated stylistic system incorporate new techniques and assign them a specific and original expressive functionality? And in what way, to move in the opposite direction, can the introduction of new technology change style?
In the framework of the wider question of technology, the study of the relationship between style and production modes is without doubt one of the most researched study themes, so what perspectives will future studies take? What is the potential of this approach, over and above the production context of the Hollywood classic (investigated in the no less classic studies of Staiger, Bordwell and Thompson)?

4. National/international style
Style can be seen as the expression of a culture, the expression of a national cinema (as shown in Barry Salt's studies). The foreshadowing of a national film style raises a series of considerations involving not only the moment of production but also that of the consumption of individual films. In the area between these two poles four fundamental analytical criteria have recently been established (Andrew Higson, Steve Neale). In economic-productive terms it is important to establish how and to what extent a domestic cinema industry is required to construct a kind of cinema that is seen as being national. On a textual level, the formal contents and structures of a nation's films need to be examined to establish the intertextual relationships in the context of a “national” culture expressed in other systems, such as music, literature, theatre, etc. At the level of consumption, the nationality of films released in a certain period can be analysed as well as the type of paratextual products that activate and nourish these cinematographic practices. Last of all, on an ideological-discursive plane, the critical, theoretical and popular issues raised with regard to national cinema can be looked into. But can these four guidelines alone cover all the issues involved here? Can the national style of a film or group of films be defined using other parameters? Moreover, with regard to the processes and discussions that emerged in the first few years following the introduction of sound to cinema, is it legitimate to think of European cinema as “essential”, in comparison with American movies, for example? In other words does European cinema belong specifically to Europe? Is there such a thing as a European cinematographic “style”?

5. Cinema and the other arts: matters of style
The question of style can be a particularly fertile terrain for refining studies into the relationships, exchanges, contamination and crossover between the cinema and other communicative and expressive spheres. From this point of view, in the sphere of cinema, to what extent do intermedial interaction and influences contribute to changing the notion of style and its parameters of identification. In 1919/20, for example, in Germany, style was a major factor in terms of economic competition as well as critical and theoretical analysis. Why have we forgotten these stages? The relationship between cinema and new media is another particularly interesting area. Ads, videoclips and short films gave an important contribution to redefining the borders of cinematographic mediation, questioning in same cases the rules of the apparatus. What kind of effect is stimulated by this encounter among media?

6. Style and genre
The cinema genre is the sphere in which the criteria of audiovisual recognition, shaping and repetition are regulated. Cinematographic genres are always constructed with hindsight and their historical and social existence is based on pragmatic (i.e. the effects they are supposed to reach with regard to their audience), semantic (the constant themes that are referred to in their texts) or syntactic properties (the formal characteristics that regulate their communicative principles). Recent theories (in particular Rick Altman and Mark Jankovich) tend to see cinema genres as mobile entities, that are changing constantly, underlining their relative character, dictated by material contingencies. Is there a clearly defined, certain, insurmountable boundary between style and genre or should both terms rather be ascribed to the same discursive family of narrative and linguistic “macrosystems”?

7. Reception
Studies on cinematographic reception can make highly original contributions to the notion of style. Can style, like genre, function as a system of the audience's expectations and abilities? And in what way do factors such as criticism and audience affect the way a style develops? Can style, in its role as a communication category, contribute to the definition of the spectator? What implications can be derived from comparing the notion of style to the notion of taste? What role does the paratextual apparatus of the film play in the construction of film style? And, from this last point of view, is it any way productive to think in terms of “stylistic coherence” with regard to specific structures (text-context-paratext) in which a certain amount of cinematographic works are positioned?





Closing date for proposal presentations: November 15, 2005
Any proposal received after this date will not be taken into consideration.


For further information and contacts:
Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali
Via Petracco 8
33100 Udine (Italy)
fax: +39/0432/556644 or +39/0432/556789
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